"…propositi per l’anno nuovo? Io uno ce l’ho. Quest’anno con voi voglio essere …fastidiosa, come una zanzara, come un dito nell’orecchio, come l’inquilina del piano di sopra che cammina coi tacchi e non vi lascia dormire. Voglio rompervi le scatole e lasciarvi perplessi. Soffiarvi polvere negli occhi, crearvi confusione. Mettere sotto il sopra e sopra il sotto. Darvi pizzicotti e spintarelle. Insinuarvi il dubbio su ciò che credete ovvio. Suonarvi il campanello nel mezzo della notte. Amarvi più che mai."

mercoledì 24 marzo 2010

NASCERE ALL'AMORE




In te vedo la luce, adesso, /
vedo il rosso e il giallo, /
sento il battito d’ali che ti sospinge in alto. /

Non ci sono più limiti per te, adesso; /
ti espanderai lungo mille strade,
portando girasoli, / e spighe, / e rose.

Nella tua terra / e oro e fuoco, / e acqua e miele e pane; /
e la tua mano stringerà la spada, /
e la tua fronte sempre verso il sole. /

Accoglierai la notte, / seduto, / sulla tua roccia, /
la guarderai negli occhi senza vacillare, /
e l’alba avrà tutti i tuoi colori. /

In te vedo la forza, adesso, /
la meraviglia che sboccia sul tuo prato, /
sento il passo, / sereno, / della vita.

Non ci sono più limiti per te, adesso, /
che sei l’aquila, l’orso, la gazzella, /
il fiume e la montagna, /
che sei…/ AMORE.

Abbondanza, fermezza, spirito guerriero, senso di appartenenza al Tutto... Mi colpisce e mi emoziona come in questa poesia, scritta parecchi anni fa' in un momento di ispirazione (da una che NON scrive poesie) e ritrovata oggi, siano così potentemente espressi questi concetti ancor PRIMA che mi diventassero famigliari attraverso il mio percorso successivo. Me la rileggo assaporandola e ringraziando, e la condivido, sperando che "parli" anche a voi.

lunedì 22 marzo 2010

Una bici senza catena


La politica, così come l’ho conosciuta in questa esistenza, non mi è mai piaciuta né mi ha mai appassionata, dunque non me ne intendo. E forse proprio per questo ne ho una visione più obiettiva di chi in qualche modo vi è coinvolto, come protagonista o come “tifoso”. Quello che si presenta al mio occhio distaccato è un teatrino dell’assurdo in cui gli attori continuano a pedalare come pazzi su una bicicletta senza catena. Che ovviamente gira a vuoto e non va da nessuna parte. La catena che manca è la “Visione”, il “Sogno”. Quello che avevano i grandi leader che realmente sono riusciti ad attuare trasformazioni significative, a compiere passi storici per l’evoluzione dell’umanità. Oggi i sogni di chi fa politica hanno la “s” minuscola e nel migliore dei casi – trascurando quindi, volutamente, chi se ne occupa esclusivamente per interesse personale - consistono nella risoluzione dei cosiddetti “problemi”: la disoccupazione, l’inquinamento, la crisi economica, il disagio giovanile, la criminalità, e via dicendo.
Ignari del principio energetico secondo cui concentrare il pensiero e l’attenzione su un determinato fenomeno non fa che rafforzarlo, i protagonisti della vita pubblica, con il loro continuo parlare degli aspetti che vorrebbero vedere risolti, in realtà li amplificano. Lo stesso facciamo noi cittadini, criticando e lamentandoci di ciò che non vorremmo, dai politici corrotti, alle ingiustizie, alla malasanità. Dalle nostre bocche, dalle nostre menti, emana energia creativa e creatrice, per cui dovremmo parlare solo di ciò che desideriamo ed ignorare invece ciò che vorremmo eliminare, in modo da non alimentarlo. Un intero popolo che parla di crisi economica, si crea una sempre più profonda crisi economica. Un intero popolo che parla di rifondare una nuova e migliore economia basata su principi più evoluti e dignitosi di quella vecchia, crea le basi per la sua realizzazione.
Ulteriore punto debole della attuale politica è l’atteggiamento: non si fa altro che gridare l’uno contro l’altro, autoincensandosi da un lato e scaricando colpe e demeriti sugli “avversari” dall’altro. Si sta sempre seduti dalla parte della ragione, scaricando continuamente il barile, parlando di cosa gli altri hanno o non hanno fatto, incolpando il governo precedente, preoccupandosi solo di acquistare consenso elettorale. Nessuno ha la dignità, l’intelligenza e la magnanimità (la grandezza d’animo) di mettersi eventualmente al servizio di chi ha prevalso piuttosto che far di tutto per screditarlo. Il risultato è l’instabilità poiché il gioco consiste nel far cadere l’altro, a prescindere; uno sgambetto continuo e senza senso.
La bicicletta senza catena prima o poi cade; il modello politico attuale è nella stessa situazione di quello economico…sull’orlo del collasso. Perché l’umanità è in continua progressione ed è evidente che noi ci troviamo in una fase di trasformazione… I vecchi modelli stanno girando a vuoto e questo è palese per chi ha il coraggio di guardarli distaccandosene quel tanto che basta. Rallegriamocene! E tiriamocene fuori senza rimpianti. Il nostro sguardo disidentificato e consapevole basterà a dar loro il colpo di grazia. Senza paura: “Se il chicco di grano caduto in terra muore, porta molto frutto” (Gv 12,24) . Le premesse per il mondo che verrà sono già state seminate.

domenica 14 marzo 2010

CAPTAIN OF MY SOUL





Sono il signore del mio destino, sono il capitano della mia anima.
Vorrei avere le parole per descrivere l’effetto che questa frase (pronunciata da Mandela nel film Invictus, e tratta da una poesia di W.E. Henley) ha avuto su di me. Da quando so di ESSERE un’ANIMA, sembra che messaggi di questo tipo vengano sparsi ovunque nella mia vita, perché io li raccolga e ne tragga conferme, come briciole sul sentiero che porta alla meta. Il fatto che siano entrati addirittura nei film da grande pubblico (L’uomo che fissava le capre ne è un altro esempio recente) mi fa capire che l’umanità è pronta davvero ad una trasformazione, a fare il passo successivo. Che un uomo rinchiuso in una cella per ventisette anni possa sentirsi “signore del proprio destino” non può che significare che quell’uomo SA che quello che sta vivendo è nient’altro che una sua creazione, il modo che lui stesso ha scelto di percorrere quel tratto della sua esistenza, e dunque non lo subisce ma lo rende proficuo, non ne incolpa gli altri ma se ne assume la responsabilità; che si definisca “capitano della propria anima” non può che voler dire che quell’uomo E’ la sua anima, si è identificato con essa, e in quanto anima, puro spirito, non viene toccato da quanto gli accade nella materia, e dunque resta INVICTUS, mai vinto. Che poi, una volta tornato (fisicamente) libero ed eletto presidente, non solo non si dedichi alla persecuzione dei suoi oppressori, ma anzi lavori per farne i propri amici e fratelli, realizzando così il sogno di una civiltà di pace, fa di quest’uomo un illuminato, ci dice quanto vicina questa anima sia al ricongiungimento con la divinità. Esempi come questo mi fanno tremare di bellezza e gratitudine.

INVICTUS

OUT of the night that covers me,
Black as the Pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
For my unconquerable soul.

In the fell clutch of circumstance
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance
My head is bloody, but unbowed.

Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds and shall find me unafraid.

It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.

William Ernest Henley

INVICTUS (traduzione)

Dal profondo della notte che mi avvolge
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all’altro,
ringrazio gli dei chiunque essi siano
per l'indomabile anima mia.

Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l’angoscia.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l’orrore delle ombre
e ancora la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Sono il signore del mio destino.
Sono il capitano dell'anima mia.

sabato 13 marzo 2010

La legge dello specchio


"Specchio, specchio delle mie brame...chi è la più bella del reame?"-chiedeva la strega malvagia al suo magico amico, che sempre le rimandava la risposta da lei desiderata "la più bella sei tu, o mia regina...". Ma alla corte della regina cresceva giorno dopo giorno una giovinetta, che si faceva sempre più bella...Pensate che la regina, che tanto teneva alla propria bellezza da chiederne ogni giorno conferma, non se ne fosse accorta?...eccome! e quando il terrore di essere stata ormai superata in bellezza dalla ragazza diventa certezza, ecco che lo specchio cambia la sua risposta: "la più bella è Biancaneve!". Lo specchio cambia la risposta quando è cambiato ciò che la regina stessa pensa. Una legge universale celata in una favola, come spesso accade. Le più grandi verità messe sotto gli occhi di tutti e noi troppo assonnati per vederle. Tutto ciò che vediamo allo specchio (cioè di fronte a noi, negli altri, nelle situazioni della vita) e che ci dà fastidio, che ci irrita, che ci scandalizza, è semplicemente quello che già esiste dentro di noi e che abbiamo bisogno di guardare in faccia. Quello che non ci infastidisce, che ci lascia sereni, è ciò che abbiamo già visto e superato, che non ci crea conflitti interni, mentre tutto quello che al contrario ci provoca una reazione deve farci riflettere, tanto di più quanto più acceso è il moto di “ribellione” che ci scatena. Sappiamo che, in quanto anime, tendiamo ad un continuo perfezionamento (evoluzione) che ci porterà a fonderci nuovamente con l'Uno da cui proveniamo, dunque è normale che ci attiriamo ostacoli da dover valicare, persone e situazioni che ci aiutino, creando attrito, a "vedere" certi aspetti di noi. Attenzione: non è una favoletta, non è pura teoria...Chi accetta di mettersi in questa ottica cambia radicalmente il suo modo di vivere: intanto ammette che non c'è nessuna realtà oggettiva esterna a sé, poiché tutto è proiezione del soggetto; e poi che "nessuno gli sta facendo nulla", che quel collega, che quel parente, NON è antipatico o ostile, ma che semplicemente con un suo atteggiamento o modo di relazionarsi gli sta facendo un servizio prezioso (ovviamente senza saperlo): gli sta consentendo di lavorare su di sé, ossia di ricercare quale parte di sé viene rispecchiata in quel fastidio, e una volta riconosciutala, di accettarla, integrarla, amarla (a quel punto il fastidio che si provava dinanzi a una persona o situazione scompare come neve al sole). Più chiaramente: ci irritano i prepotenti? è perché anche noi, in qualche aspetto, lo siamo. Non sopportiamo chi si dà tante arie? evidentemente siamo vanitosi, anche se forse non nello stesso ambito di colui che stiamo criticando. Qualcuno ci fa un commento sgradevole? Sicuramente in un angolo nemmeno troppo remoto di noi il nostro inconscio custodisce quella credenza o quel dubbio e dunque siamo noi stessi ad auto-rivolgerci quella critica. Diversamente dalla legge di attrazione, che conquista facilmente seguaci entusiasti – come testimonia il successo planetario di “The Secret” – questa è una legge che di solito non sta al top dei gradimenti delle persone, perché accettarla e soprattutto applicarla nel concreto procura un certo dolore. Il dolore di prendere su di sé la piena responsabilità (che non significa “colpa”, si badi bene) di tutto ciò che ci accade e di non poterla più addossare agli altri. Altrimenti detto, di uscire dal comodo ruolo di vittima per diventare, come l’Invictus di W.E. Henley, “capitani della propria anima” . Le persone tendono a rifuggire la sofferenza, non sapendo che la nostra macchina biologica (il corpo) è una grandiosa fucina in cui avvengono costantemente processi di trasmutazione alchemica, anche a nostra insaputa e che sovente il dolore è il carburante che le consente di funzionare. Continuamente, infatti, le esperienze della vita, che entrano in noi sotto forma di emozioni, “bruciano”, modificando la struttura dell’anima e facendoci progredire. In qualche modo tutti siamo consapevoli di questo. Ma se di tale meccanismo diventiamo veri conoscitori, allora possiamo velocizzare il processo e dirigere le attività nella direzione voluta, facendo sì che il piombo dell’emozione negativa in ingresso non ristagni o non vada ad alimentare altre negatività quali rabbia o depressione, ma bensì che attraverso il fuoco che scaturisce dal rimanere volontariamente presenti sul nostro dolore, gradualmente si sciolga e diventi l’oro dell’emozione superiore che ci immerge nell’amore universale. Riesce difficile portare esempi concreti di questa meraviglia a chi vorrebbe tutto in soldoni, ma certamente sa bene di cosa sto parlando chi, per esempio, è riuscito nell’impresa del perdono. Un'opportunità grandiosa di crescita, per chi è davvero coraggioso e intenzionato. E una materia che manca clamorosamente a scuola...L’insegnamento di queste conoscenze, di cui le masse vengono volutamente tenute all’oscuro, cambierebbe il mondo nel giro di poche generazioni.

giovedì 11 marzo 2010

C'era una volta Dio...

...ed era un immenso Specchio. Non esisteva altro all'infuori di LUI nell'infinito nulla, anzi non esisteva neppure il nulla, tanto che non sapeva nemmeno che cosa "riflettere". Riuscite ad immaginare una quiete più immobile, un silenzio più totale di questo?
Ma un giorno Dio - e come dargli torto? - pensò che si stava decisamente annoiando, che forse gli andava di sgranchirsi un po'...e dunque questo infinito specchio onnipotente fece l'unica cosa che poteva fare...si ruppe. Esplose in miliardi e miliardi di pezzi, ognuno diverso dall'altro. Ed eccoci qua. Noi, gli alberi, i pianeti, il mare, le stelle...
La domanda è: un frammento di specchio, per quanto piccolo, è ancora uno specchio? Certamente sì. Certamente partecipa della stessa natura dell'intero. Questo dovrebbe dirci qualcosa su di noi.
E lo scopo qual è? ipotizzo che ciascun frammento abbia il compito di ricordarsi cosa era in origine e di ritrovare il suo posto per ricomporre lo specchio; di orientarsi insomma nel caos apparente della molteplicità e tornare alla verità prima, l'Uno da cui è scaturito e a cui appartiene.
Non si tratta di filosofeggiare...:adottare questa ottica e partecipare attivamente al gioco significa aver afferrato il senso dell'esistenza. Ed è evidente che questo produce effetti concreti e radicali nella vita di ognuno.

mercoledì 10 marzo 2010

BENTROVATI!

Eccoci qua, nel 2010. O meglio, in quel puntino sull’onda infinita del tempo che abbiamo deciso di chiamare così. Abbiamo appena finito di farci gli auguri perché questo nuovo “ciclo” di quattro stagioni, 52 settimane, 365 giorni, ecc ecc, sia “sereno e prospero”, anche se in realtà sappiamo bene – o dovremmo saperlo - che sarà esattamente come quello precedente…a meno che non siamo noi a diventare sereni e prosperi. Perché tutto ciò che accade fuori di noi è solo il riflesso di ciò che accade dentro di noi. Principio ancora poco conosciuto…
Comunque…propositi per l’anno nuovo? Io uno ce l’ho. Quest’anno con voi voglio essere …fastidiosa, come una zanzara, come un dito nell’orecchio, come l’inquilina del piano di sopra che cammina coi tacchi e non vi lascia dormire. Voglio rompervi le scatole e lasciarvi perplessi. Soffiarvi polvere negli occhi, crearvi confusione. Mettere sotto il sopra e sopra il sotto. Darvi pizzicotti e spintarelle. Insinuarvi il dubbio su ciò che credete ovvio. Suonarvi il campanello nel mezzo della notte.
Amarvi più che mai.
Buon anno.

A proposito del Crocifisso...

Chi lo vuol su e chi lo vuol giù…J
Ginnastica a parte, è di quelle faccende che scaldano gli animi, perché vanno a toccare il nostro senso di appartenenza - ad un certo popolo, ad una certa ideologia…- in altre parole il nostro senso di identità. Religiosi contro laici, destra contro sinistra, tradizionalisti contro progressisti, italiani contro stranieri. Ma anche milanisti contro juventini, pacifisti contro guerrafondai, maschi contro femmine, vegetariani contro carnivori… L’elenco degli opposti può andare avanti all’infinito, dato che per la nostra natura di esseri incarnati nella materia siamo portati a ragionare in termini dualistici. Dalla nostra uscita dall’Eden, la nostra mente si è abituata a dividere tutto in due: alto/basso, freddo/caldo, giusto/sbagliato, buono/cattivo, morale/immorale. E sull’appartenenza ad uno schieramento piuttosto che ad un altro basiamo la nostra percezione di noi stessi. Si arriva al punto di definirsi per contrapposizione: “io sono anticonformista, anticlericale, antitecnologico”. E’ comprensibile, allora, che nel momento in cui qualcuno va a toccare un simbolo del gruppo cui ho “deciso” di appartenere, io mi senta minacciato nel mio intimo. E che venga fuori l’ orgoglio, che altro non è se non la paura di essere sopraffatti, annullati dall’altro.
E qui faccio la prima considerazione… Quanto sarebbe ora per gli uomini di capire che la visione bianco/nero può e deve essere superata in quanto causa di tutti i conflitti? E intendo quelli tra popoli, quelli tra partiti, quelli tra religioni…ma anche quelli tra le singole persone, e persino quelli interni ad ogni individuo!...Fino a che divideremo, fino a che separeremo, fino a che – in sostanza – GIUDICHEREMO…non possiamo stupirci che ci sia guerra, che ci sia disarmonia, che ci sia odio, e persino malattia. Quando la nostra identità sarà costruita sulla solidità dell’essere, che è unicità e sa di contenere in sé tutti gli opposti, allora non avremo bisogno di difenderci, di urlare, di scandalizzarci. Non avremo bisogno né di togliere un simbolo, né di imporlo.
Di conseguenza mi chiedo: quanto devono essere fragili, inconsistenti, le convinzioni di chi afferma che un simbolo appeso danneggia la propria libertà di educare i figli secondo – appunto – le proprie convinzioni?!
Fermo restando quanto sopra, e quindi rifuggendo da ogni tipo di polemica, fosse per me, io il Crocifisso lo lascerei dov’è. Non mi definisco cattolica e nemmeno anti-cattolica. Ma il secondo punto è proprio questo: Cristo NON è un simbolo della chiesa cattolica, è un simbolo dell’Umanità e a quella - almeno a quella - apparteniamo tutti…o no?
Gesù Cristo rappresenta la più alta realizzazione dell’uomo, una realizzazione così totale da andare a coincidere con il divino. E per quanto consapevole che non sia un concetto di moda…mi sbilancio ad affermare che solo questo può essere l’obiettivo ultimo di ogni esistenza umana. Lo è anche indipendentemente da noi, dato che l’anima – il frammento di Dio che ognuno di noi è – si evolve spontaneamente in questa direzione.
Come può un simbolo di tutti offendere qualcuno?