"…propositi per l’anno nuovo? Io uno ce l’ho. Quest’anno con voi voglio essere …fastidiosa, come una zanzara, come un dito nell’orecchio, come l’inquilina del piano di sopra che cammina coi tacchi e non vi lascia dormire. Voglio rompervi le scatole e lasciarvi perplessi. Soffiarvi polvere negli occhi, crearvi confusione. Mettere sotto il sopra e sopra il sotto. Darvi pizzicotti e spintarelle. Insinuarvi il dubbio su ciò che credete ovvio. Suonarvi il campanello nel mezzo della notte. Amarvi più che mai."

venerdì 23 dicembre 2011

BUONGIORNO!

Buongiorno!!! Come va oggi? Vi siete svegliati VIVI? Non è una domanda retorica, e la risposta non è banale come potrebbe sembrare. Per definirsi vivi infatti non è sufficiente aver messo i piedi giù dal letto, aver preso un caffè ed essere pronti a cominciare un’altra giornata. Per poter fregiarsi di questo aggettivo un essere umano al risveglio dovrebbe perlomeno sentire qualcosina che gli brucia dentro al petto …ardore, rabbia, emozione, creatività, entusiasmo, amore…la vita appunto. Dunque siete VIVI? O non state invece per caso perdendo le vostre giornate nella fretta (delle cose da fare), nella lamentela (delle cose che non vanno), nello sconforto (di chi si sente impotente), nell’odio (di chi si sente vittima), nell’indifferenza (di chi se ne frega), nella rassegnazione (di chi ha perso la speranza)…? Lo so, di questi tempi ce ne sarebbero di motivi per auto-giustificarsi qualora ci si riconoscesse in questo secondo ritratto. La realtà esterna pare strangolarci e ci causa un altissimo grado di frustrazione. Ci sentiamo impotenti davanti a ciò che accade nonostante noi, spalanchiamo gli occhi increduli di fronte alle scelte che vengono attuate da pochi e che spesso paiono fuori da ogni logica, quando non addirittura sfacciatamente faziose. Proviamo ad esprimerci e restiamo inascoltati; proponiamo e rimbalziamo contro muri di gomma; protestiamo e veniamo etichettati come ingrati, qualunquisti o sovversivi. In un tale contesto, inneggiare al cambiamento – sia da parte dei politici che dei cittadini - può essere molto, troppo facile, ed altrettanto vago. In primis perché cambiare non significa necessariamente migliorare, e poi perché il cambiamento accade comunque, indipendentemente da chicchessia, ed auto-proclamarsi suoi sacerdoti potrebbe suonare piuttosto pretenzioso. Anche quando tutto ci sembra immobile, infatti, c’è in realtà tanto che si muove e che produce sottili differenze, benché noi non siamo abbastanza sensibili da percepirle. Ecco perché l’invito deve essere al cambia-mente, piuttosto che al cambiamento. Se è una ripartenza che cerchiamo, mettiamoci in testa che questa può avvenire solo come conseguenza di una rivoluzione dei nostri paradigmi, in particolare con il ripristino della centralità dell’uomo, come essere spirituale ancor prima che materiale. Purtroppo chi sta cercando, anche in buona fede, anche con impegno, di “tirarci fuori dalla crisi”, commette l’errore di continuare a farlo ragionando sui vecchi modelli e alla vecchia maniera. Anche i giovani. Così ci si arrovella su come rimettere in sesto gli equilibri che sono saltati, senza capire che, quando il calzino è logoro, i rattoppi non possono più riportarlo ad essere quello che era, ma al limite rimandare di qualche tempo il momento in cui il piede rimarrà irrimediabilmente scoperto. E qualche dito di fuori mi pare che ce l’abbiamo già. Quello che si dovrebbe comprendere è che il Paese NON ha un problema; il Paese è semplicemente inserito nel processo fisiologico di autodistruzione che sta coinvolgendo il sistema economico a livello globale. Il countdown si è innescato nel momento stesso in cui il denaro, nato come “mezzo” (cioè strumento di mediazione tra gli uomini per soddisfare le proprie necessità) è diventato “fine”, producendo una distorsione drammatica che è ormai entrata nel DNA di gran parte della popolazione mondiale. Drammatica perché quando un mezzo diventa fine (diventa “idolo” in questo caso) si perde il senso delle cose. Quando non capisco più che una forchetta mi serve per mangiare ma comincio a volere A TUTTI I COSTI quella forchetta…allora ci si risveglia in un mondo in cui la gente parla di spread, di mib, di pil, di borsa che sale e che scende…credendo di star dicendo qualcosa di serio, qualcosa che ha davvero a che fare con la realtà. Ma questa roba non ha nulla a che vedere con l’uomo. E’ un falso, è un inganno. Ce lo vogliamo dire, almeno inter nos? Signori politici nostrani, sarebbe un grosso passo in avanti se invece di arrampicarvi sugli specchi per spiegarci che una patrimoniale una tantum non è nulla di grave, ammetteste che siamo rimasti imbrigliati in una rappresentazione del reale con la quale ora dobbiamo per forza fare i conti perché ci siamo dentro fino al collo ma che non è, assolutamente NON è, l’unica possibile. E che va superata. Non dobbiamo adeguarci o morire, al contrario è adeguarci che significa morire. Non ci servono dei tecnici che ripianino i bilanci se poi non abbiamo dei visionari che ci mostrino cosa farne, del pareggio di bilancio! Uomini cioè che perseguano una “visione”, un ideale, non più basato sul soldo. Che abbiano cambiato la mente, cioè l’ottica, la prospettiva. Che sappiano parlarci di cose belle, perché l’uomo ha bisogno di bellezza. Che vedano dove sta l’essenziale. Che siano VIVI. Rinfrancatevi, voi che siete rimasti vivi nonostante tutto, perché il momento è propizio! Su una tabula rasa possiamo riscrivere tutto daccapo, tutto come piace a noi. L’universo ce lo sta chiedendo a gran voce: “svegliatevi, fate un salto di umanità!” Lo dovremo fare comunque, volenti o nolenti. E allora buttiamo il cuore oltre l’ostacolo, non il portafoglio…perché così facendo, superato l’ostacolo ci troveremo un cuore! Il nostro, insieme a quello del mondo, che ci ringrazia. Buona giornata a tutti voi – e so che ci siete – che tenete duro e rimanete VIVI, nonostante tutto.