"…propositi per l’anno nuovo? Io uno ce l’ho. Quest’anno con voi voglio essere …fastidiosa, come una zanzara, come un dito nell’orecchio, come l’inquilina del piano di sopra che cammina coi tacchi e non vi lascia dormire. Voglio rompervi le scatole e lasciarvi perplessi. Soffiarvi polvere negli occhi, crearvi confusione. Mettere sotto il sopra e sopra il sotto. Darvi pizzicotti e spintarelle. Insinuarvi il dubbio su ciò che credete ovvio. Suonarvi il campanello nel mezzo della notte. Amarvi più che mai."

martedì 11 maggio 2010

L'urlo dell'anima


“Borné dans sa nature, infini dans ses voeux, l’homme est un Dieu tombé qui se souvient des Cieux” – Alphonse de Lamartine (Méditations poétiques)
Di tutti gli aforismi che conosco, questa è forse la frase che amo di più in assoluto. Limitato nella sua natura, infinito nei suoi desideri…l’uomo è un Dio decaduto che si ricorda dei Cieli. Mi pare che descriva perfettamente la condizione umana. Condizione che risente di un conflitto insanabile…il Divino, con i suoi attributi di Unità, Infinità ed Eternità, si è diviso, si è incarnato, si è fatto materia, è stato rinchiuso in un involucro finito, circoscritto nel tempo e nello spazio. Così l’uomo è Dio, ma non se lo ricorda… Abita un mondo che non è suo, che lo costringe, che lo inchioda.
Mi chiedo: non è forse questo un motivo sufficiente a giustificare la sua perenne inquietudine? Il suo senso di malessere, la sua rabbia, la sua depressione? Quando si discute di disagio giovanile, ad esempio, sento continuamente tirare in ballo una presunta mancanza di valori, la crisi della famiglia, i modelli sbagliati, e via discorrendo…in un parlarsi addosso che non arriva da nessuna parte, figuriamoci ad una soluzione del problema. Semplicemente perché il problema non è un problema…al contrario è quanto di più ovvio possa esserci! Nell’adolescenza infatti comincia a manifestarsi nell’essere umano – fino ad allora bambino - una certa consapevolezza di sé…e con essa la sensazione che ci sia “qualcosa che non va”. Ragazzi! – gli direi – ragazzi! State tranquilli, è tutto ok! Se vi sentite strani, se c’è un vuoto che vi abita, se vi sembra tutto assurdo, se vi sentite persi e inquieti…è solo normale. Questo infatti è il momento in cui gli adulti dovrebbero – non criticarvi e nemmeno darvi le istruzioni per cavarvela nella vita – semplicemente dovrebbero spiegarvi chi siete e come mai vi sentite così, e dirvi che quello che non vi dà pace è l’urlo straziante dell’anima imprigionata che lotta per farvi ricordare da dove venite!! Perché Lei se lo ricorda. Dovrebbero dirvi questo – se lo sapessero. Perché a loro stessi non è stato spiegato. Gli è stato detto che sono esseri piccoli e deboli, alla mercè del mondo, del destino, o di Dio, un Dio buono ma incomprensibile, che agisce secondo piani imperscrutabili che all’uomo non è dato di conoscere. E questo fraintendimento si tramanda di generazione in generazione.
Passata la fase dell’adolescenza, quasi sempre l’inquietudine si affievolisce… La “malattia” sembra superata. L’adolescente, con i suoi estremismi e i suoi eccessi, è guarito. L’adulto trova la sua strada, la sua religione, la sua filosofia, il suo senso dell’esistere…oppure smette semplicemente di porsi tante domande e si lascia vivere. Trova un lavoro, compra una casa, si sposa, fa un paio di figli, si dedica ai suoi hobby…insomma mette “la testa a posto”. Tutto qui? Non credeteci, ragazzi. Non c’è un adulto, neanche quello che vi sembra più tranquillo e realizzato, che non senta ancora, in fondo a sé stesso, quando si trova da solo nel suo silenzio, lo stesso malessere che sentite voi. Adesso magari non è più un urlo, è una vocina. Ma non dà tregua. Non si arrende, continua a ribadire la medesima verità: TI RICORDI QUANDO ERI RE? TI RICORDI QUANDO ERI DIO?

2 commenti:

  1. grazie Elena per aver espresso con parole semplici quel malessere così indefinibile... per aver amplificato e reso un po' più chiara quella vocina... sono con te in quello che hai scritto e penso che darsi spazio e tempo per stare un po' da soli lontano dal frastuono sia un modo per ascoltare e ascoltarsi. ed esprimere la propria creatività con danza, musica, pittura... sia un modo per dare voce all'anima.
    un abbraccio

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