"…propositi per l’anno nuovo? Io uno ce l’ho. Quest’anno con voi voglio essere …fastidiosa, come una zanzara, come un dito nell’orecchio, come l’inquilina del piano di sopra che cammina coi tacchi e non vi lascia dormire. Voglio rompervi le scatole e lasciarvi perplessi. Soffiarvi polvere negli occhi, crearvi confusione. Mettere sotto il sopra e sopra il sotto. Darvi pizzicotti e spintarelle. Insinuarvi il dubbio su ciò che credete ovvio. Suonarvi il campanello nel mezzo della notte. Amarvi più che mai."

lunedì 13 settembre 2010

La Rosa dei Tempi


Esisterebbe il vento se non trovasse alcun ostacolo alla sua corsa? Se non ci fossero alberi da far dondolare, sabbia da sollevare, mari da increspare, vele da gonfiare, gente da spettinare? Se per assurdo osservassimo da una finestra un paesaggio completamente vuoto, senza nemmeno erba o nuvole…come potremmo intuirne la presenza o meno? Non potrebbe nemmeno frusciare o sibilare. E sfido anche un meteorologo a mostrarmi il punto esatto del globo in cui ha origine uno dei tanti venti che addirittura chiamiamo con nome e cognome.
Non è banale rendersi conto che, per quanto parliamo del vento come di un fenomeno quotidiano e famigliare, in realtà nessuno di noi l’ha mai visto né sentito se non di riflesso, tramite i suoi effetti…
A che pro questa disquisizione che a qualcuno potrebbe sembrare mera e inutile filosofia da quattro soldi?
Bene, da una parte mi piace per principio infastidire con domande poco consuete che possano anche solo per un momento distogliere dal modo usuale e meccanico di percepire la realtà; considerare qualcosa da un punto di vista diverso, per quanto assurdo ci appaia, è comunque una variante che costringe a far fare una certa ginnastica alla nostra mente cristallizzata nella routine dei soliti ragionamenti.
D’altra parte mi consente di tracciare un parallelo con il tema a me assai caro del Tempo. Allo stesso modo del vento, infatti, che viene percepito dall’uomo solo grazie agli effetti che produce, anche l’esistenza del tempo per noi è legata al fatto che percepiamo una serie di eventi che accadono, e che - apparentemente - si susseguono. Vediamo il passaggio del vento perché gli alberi si piegano, vediamo (o crediamo di vedere) il passaggio del tempo perché le cose accadono. Ora, se già in diversi post mi sono soffermata a considerare la questione del tempo, è perché intuisco che rompere lo schema temporale che ci è stato trasmesso e che diamo per scontato significherebbe spezzare forse la più pesante delle catene che ci tengono imprigionati. Molti pensatori/autori attuali (ma già lo diceva a suo modo Pascal nel XVII sec.) ci spiegano che è la mente a percepire il tempo come lineare e a situare gli avvenimenti uno dopo l’altro, ma che in realtà il Tempo è una dimensione infinita e come tale non può avere un prima e un dopo. Se è vero che il passato non è più e che il futuro non è ancora, tutto quello che c’è è il Presente, l’eterno Adesso. Questa affermazione sta anche alla base del noto motto Carpe Diem, oggigiorno tanto abusato quanto mal compreso.
Assumendo dunque come buona e veritiera questa premessa, mi sono chiesta come poter, personalmente, uscire dalla visione lineare del tempo che ci è naturale in quanto esseri umani del XXI secolo. Infatti, una cosa è diventare consapevoli (intellettualmente) del fatto che viviamo in un eterno momento presente e che passato e futuro sono solo proiezioni mentali; un’altra è arrivare a sentirlo,e vivere questa realtà, entrando in un’altra dimensione dell'esistere. L’intuizione che è venuta è stata che le immagini in questo caso possono forse aiutare a ri-programmarsi meglio di tante parole. Fino ad ora quando pensavo al tempo ho sempre pensato – immagino come molti - ad una linea retta che tende all’infinito, ma pur sempre una linea. Per cui era inevitabile che i vari momenti/avvenimenti dell’esistenza si collocassero come puntini uno dopo l’altro lungo questa linea. Non è facile uscire da questa visione così fortemente radicata. Allora ho deciso di crearmi un’immagine nuova, che potesse rappresentare il tempo non più in maniera lineare, bensì PUNTUALE. Mi sono chiesta: come posso “fregarlo”, questo nemico che pare non lasciarci scampo (anche se in realtà il nemico non è il tempo ma la nostra mente che ce lo rappresenta in un certo modo)? Come posso relazionarmi a ciò che accade, io che mi alzo, mi lavo, mi vesto, vado al lavoro, torno a casa, vado in vacanza, ecc ecc…senza vedere queste cose in successione? ...
Mi sono ricordata di aver sentito dire che l’unico punto di un ciclone in cui si può stare al sicuro è il suo occhio, cioè il suo cuore: lì il vento (eccolo di nuovo) – micidiale se ci si fa trovare sulla sua traiettoria – diventa inoffensivo… Il paragone è lampante: dove troveremo l’unico luogo di pace nel vortice del tempo che sembra risucchiarci se non proprio conquistando il suo centro e lì restando immobili?
Per cui sto attualmente tentando con questa immagine (il meglio che ho trovato, ma sono benvenute idee migliori!): penso al tempo come ad una rosa e a me come racchiusa dentro al suo nucleo; questa rosa sboccia continuamente ed ogni evento è una raggiera di nuovi petali che si schiudono. In questo modo non corro più dietro al tempo (o non mi faccio trascinare da lui) ma resto ferma, mentre lui mi sboccia intorno. Spero che questa visualizzazione, applicata con costanza, possa mano a mano andare a modificare la mia percezione del tempo, in modo da trovarmi sempre nel luogo di maggior potere, cioè al centro dell’eterno adesso.

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