"…propositi per l’anno nuovo? Io uno ce l’ho. Quest’anno con voi voglio essere …fastidiosa, come una zanzara, come un dito nell’orecchio, come l’inquilina del piano di sopra che cammina coi tacchi e non vi lascia dormire. Voglio rompervi le scatole e lasciarvi perplessi. Soffiarvi polvere negli occhi, crearvi confusione. Mettere sotto il sopra e sopra il sotto. Darvi pizzicotti e spintarelle. Insinuarvi il dubbio su ciò che credete ovvio. Suonarvi il campanello nel mezzo della notte. Amarvi più che mai."

lunedì 11 luglio 2011

IL LINGUAGGIO DEL POTERE



Una cosa è certa: DOBBIAMO DORMIRE. Questo è ciò che vogliono tutti i POTERI, dove per poteri intendo quelle classi che a livello mondiale hanno in mano le redini economiche, politiche e spirituali di un’umanità che conducono come un cavallo instupidito.
Uno degli effetti collaterali di vivere nel tentativo di passare almeno qualche minuto del proprio quotidiano da “svegli”, è che di tanto in tanto ti si accendono dei barlumi di consapevolezza e in uno di questi attimi di grazia ho realizzato quale grande funzione ipnotizzante possa avere il linguaggio e come questo venga utilizzato come ennesimo elemento di dominio.
Non sto parlando del linguaggio in senso lato, cioè di quella meravigliosa facoltà che consente la comunicazione tra noi terrestri che ancora abbiamo un fondamentale bisogno della parola…
Parlo invece dei linguaggi formalizzati, tecnici, specificamente assegnati ad un determinato ambito.
E questo video – arrivatomi, come sempre “per caso”, con tempismo perfetto - mi ha fornito lo spunto che cercavo come esempio, oltre ad avermi riempito il cuore di contentezza .

http://youtu.be/kO1BewZKRUs


Il tizio lì, Claudio, lo speaker dell’aereo, fa una cosa grandiosa…rompe l’aspettativa. Spirito evidentemente vivace, si permette di mettere in scena una rappresentazione che probabilmente tante volte gli era passata per la testa, ma che il linguaggio spettante al suo ruolo non gli avrebbe consentito.
E la gente si sveglia. Ride. Nota parole che altrimenti gli sarebbero scivolate da un orecchio all’altro come il ronzio di una mosca.
A volte mi capita ancora di andare ad una Messa…o di assistere ad una celebrazione in tv. Al di là delle formule ripetute, già di per sé funzionali allo sbadiglio non solo fisico, ma anche mentale, resto sempre colpita dall’atmosfera mesta e pesante, dal tono univoco del prete (da quello vecchio a quello più giovane il tono non cambia, fateci caso) e dei lettori. Una cantilena solenne, che parla di vita, gioia e gratitudine, e incredibilmente si esprime con una cadenza lamentosa, appena più gioiosa di una campana da morto. Questo è addormentante.
Basta accendere un attimo il nostro radar personale per accorgerci che siamo circondati da esempi del genere.
C’è ovviamente il politichese, quell’accozzaglia di parole trite e ritrite, girate e rigirate in mille zuppe, in un caos vestito da idee o ideologie: un codice studiato appositamente per far credere all’ascoltatore di non essere abbastanza intelligente per capire, quando in realtà non ha capito per il semplice fatto che niente è stato detto. Questo è addormentante.
C’è il linguaggio del telegiornale, oggettivo, concitato, o ammiccante, ma principalmente mirato a trasmettere ansia, come si percepisce già dalla sigla e dalla lettura dei titoli.
Ci sono i cronisti sportivi, idolatri dell’iperbole, le cui frasi sono talmente scontate che possiamo indovinarle ancor prima che le pronuncino. Questo è addormentante.
Non sto dicendo che certi linguaggi non vanno insegnati o imparati, ma che vanno imparati e poi – in certi casi – superati, scardinati. Io sono un’amante delle parole, tant’è vero che ho fatto del linguaggio il mio mestiere. Per me conoscere una lingua significa avere orecchie per sentire e la possibilità di penetrare significati.
Ma il linguaggio “consono” addormenta. Soprattutto quando è volutamente svuotato ed utilizzato per questo scopo. I POTERI creano nelle persone, anche attraverso questi canali, un’abitudine, un’aspettativa, che ogni qualvolta viene rispettata produce, sì, un senso di rassicurante linearità, ma che allo stesso tempo ipnotizza. Chi è abituato ad ascoltare sempre le stesse cose, nello stesso modo, dopo un po’ non le sente più, perde letteralmente la capacità di ascolto (quello vero), perché la mente non deve più sforzarsi.
Eppure – o dovrei dire “infatti” - tendiamo ad apprezzare chi si esprime con proprietà, mentre facilmente critichiamo chi non rientra nei parametri. Immagino un lettore di TG con un accento vagamente locale, invece che ripulito da un corso di dizione. Immagino un rappresentante istituzionale che rinunciando ai convenevoli apre un congresso ringraziando la bella barista che gli ha preparato l’aperitivo. Immagino un prete o un “fedele” che durante un’omelia si fanno una sonora risata in mezzo al silenzio stopposo. Immagino un’insegnante (io?) che prende la parola in un collegio docenti e fa un intervento in Pippese (“mi-pi scu-pu-si-pi Pre-pe-si-pi-de-pe!!”l’avete usata tutti, la lingua della P, da piccoli, no? Io sono ancora bravissima!:-)). E rido. Rido, non per il gusto di prendere in giro qualcuno. Rido perché mi sono svegliata. Perché so che tutti quelli intorno per un piccolissimo istante si sono svegliati. Rido perché per un attimo il sonno è stato vinto.

4 commenti:

  1. SI SI MI PIACI PROPRIO TANTO! SMAKKETE!!!
    Anto

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  2. Ciao! Hai un sito interessante. E 'bello da visitare qui.

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  3. grazie a tutti e due.
    Vidzee...fammi un po' di diffusione, allora, sarebbe bello se ci fosse più gente qui in giro :)

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  4. Bentornata.
    L'anticonformismo è senz'altro più efficace in molte situazioni e a scuola, come tu sai, spesso l'uscire dagli schemi aiuta noi e i ragazzi in situazioni dove la spiegazione rischia di diventare soporifera nonostante i nostri sforzi. Anche tra soli adulti la diversità sarebbe utile ma ci sono troppi schemi, rigidità e paure mentali; anche a me in qualche collegio dei doc. piacerebbe fare un esperimento linguistico... Immaginando che quella in foto sei tu boni conti ti invio per mail una foto d'annata per farti capire che i bambini sono maestri nell'uscire dallo schema che ti aspetti.

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