"…propositi per l’anno nuovo? Io uno ce l’ho. Quest’anno con voi voglio essere …fastidiosa, come una zanzara, come un dito nell’orecchio, come l’inquilina del piano di sopra che cammina coi tacchi e non vi lascia dormire. Voglio rompervi le scatole e lasciarvi perplessi. Soffiarvi polvere negli occhi, crearvi confusione. Mettere sotto il sopra e sopra il sotto. Darvi pizzicotti e spintarelle. Insinuarvi il dubbio su ciò che credete ovvio. Suonarvi il campanello nel mezzo della notte. Amarvi più che mai."

venerdì 2 aprile 2010

E se la morte...



E se la morte fosse semplicemente…il risveglio da una lunga e bella dormita, durante la quale abbiamo sognato tutta quella che ci appare adesso come la nostra reale esistenza…Ci farebbe ancora paura?
Io sogno tutte le notti, di solito in maniera molto articolata e intensa, e al risveglio mi sento per qualche tempo ancora impregnata delle vicende e delle emozioni vissute insieme ai “personaggi” della mia parentesi notturna. A volte il distacco è pure un po’ doloroso, ma poi pian piano rientro in quella che è la mia normalità, in quella che percepisco come realtà.
La definizione della vita come sogno non è niente di nuovo: lo dicevano i Maya, l’ha detto Schopenauer…anche se con implicazioni diverse a livello filosofico. Ma io credo – senza scomodare i filosofi – che la mia ipotesi iniziale non sia molto lontana dalla verità. A me, perlomeno, l’idea piace e risuona. In quanto esseri spirituali, infatti, non ci sarebbe nulla di strano se passassimo di tanto in tanto da una dimensione all’altra, così come facciamo dal sonno alla veglia. Ripropongo la questione…se così fosse, ci farebbe ancora paura la morte? O sarebbe solo una porta di passaggio verso una dimensione che al momento non ricordiamo – in quanto siamo nel mezzo del nostro sogno e lo crediamo ovviamente reale – ma che in effetti già conosciamo benissimo, in quanto ci siamo tornati ogni volta che ci siamo svegliati?
Pensate quanta ansia verrebbe tolta dalla vita di ognuno se ci insegnassero che le cose stanno così. Perché cos’è che sta alla base di ogni nostra sofferenza, se non la paura della morte? O perlomeno…il credere che abbiamo un’unica vita – questa – e che ci giochiamo tutto qui, in questi 60-70 anni o forse meno. Allora la dobbiamo difendere con le unghie e coi denti, ci scontriamo con gli altri, ci vogliamo affermare, avere successo. E malattie, insoddisfazioni, fallimenti, rimpianti e via dicendo, assumono proporzioni insostenibili.
Al contrario, sapere che stiamo sperimentando una delle tante varianti, uno dei tanti sogni, che la nostra anima si è “inventata” per proseguire il suo cammino evolutivo…non rende tutto più entusiasmante?
Uso la parola sogno solo per creare la metafora…è evidente che in questa visione non ha senso parlare di sogno o realtà perché ad un certo punto non è più possibile stabilire quale sia l’uno e quale l’altra…Diventano insomma la stessa cosa, nell' Infinita Unità.
Mi piace pensare che quando morirò, cioè quando passerò da quella porta che apre sull’altra dimensione, mi sveglierò con un bello sbadiglio, mi stiracchierò…penserò con un po’ di nostalgia e groppo in gola al sogno che mi sono lasciata alle spalle, pieno di tutti i meravigliosi personaggi che ho avuto vicino e che ho amato… e che poi pian piano mi ritroverò a mio agio in quella che – dopo una bella lavata al viso – riconoscerò come la mia casa. E la sera sarò pronta per un nuovo sogno.

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