"…propositi per l’anno nuovo? Io uno ce l’ho. Quest’anno con voi voglio essere …fastidiosa, come una zanzara, come un dito nell’orecchio, come l’inquilina del piano di sopra che cammina coi tacchi e non vi lascia dormire. Voglio rompervi le scatole e lasciarvi perplessi. Soffiarvi polvere negli occhi, crearvi confusione. Mettere sotto il sopra e sopra il sotto. Darvi pizzicotti e spintarelle. Insinuarvi il dubbio su ciò che credete ovvio. Suonarvi il campanello nel mezzo della notte. Amarvi più che mai."

martedì 13 aprile 2010

IO NON MI LAMENTO

E’ il titolo di uno dei libri che ho segnalato nella lista qui a fianco. Ed è anche la sfida che ho intrapreso dopo averlo letto. 21 giorni filati senza lamentele. Ho cominciato il 6 marzo e ad oggi non sono riuscita ad andare oltre i 4 giorni consecutivi.
La proposta parte dall’autore, un reverendo americano, Will Bowen, che ad un certo punto nota qualcosa che abbiamo tutti quanti sempre sotto gli occhi: non solo l’essere umano ha una spiccata tendenza a lamentarsi, ma sulla lamentela basiamo la gran parte delle nostre interazioni con gli altri. Ci lamentiamo del tempo, del governo, della salute, dei famigliari, dei colleghi di lavoro…quasi fosse diventato il modo più normale di relazionarsi.
Ora, il motivo per cui dovremmo desiderare di liberarci dalla lamentela è innanzitutto il fatto che lamentandoci emettiamo vibrazioni basse (energia negativa) e ci concentriamo su qualcosa che non ci piace, regalando quindi ancora più forza all’oggetto della nostra lamentela. Sul sito creato da Bowen “AComplaintFreeWorld” si legge a mo’ di slogan: Your complaints may seem fully justified, but realize that whenever you complain, you are placing your order for more of the same. Non si tratta di stabilire se le nostre lamentele siano o meno giustificate…ma di renderci conto che, comunque, nel momento in cui ci lamentiamo di qualcosa stiamo compilando un modulo di richiesta per avere altri articoli dello stesso genere. In poche parole, se mi lamento della mia cattiva salute non faccio che attirarmi altri problemi di salute. Se continuo a lamentarmi di quanto sia insopportabile quel collega, certamente il mio rapporto con lui peggiorerà ancora. Se, invece, comincio a sostituire la lamentela con un commento costruttivo, sforzandomi di sottolineare sempre gli aspetti positivi di una situazione o di una persona oppure andando alla ricerca fattiva di una soluzione al mio problema, non solo vedrò cambiare le cose in meglio più rapidamente di quanto mi aspetti, ma contribuirò a migliorare il clima generale intorno a me, in quanto anche le vibrazioni di tipo superiore si propagano e contagiano l’ambiente circostante.
In secondo luogo, per chiunque stia facendo un percorso spirituale basato sulla consapevolezza che la realtà esterna non esiste di per sé – oggettivamente – ma solo come prodotto, per quanto inconscio, della propria soggettività, la lamentela è qualcosa di insensato, che contrasta in modo inconciliabile con il principio secondo cui ognuno è Re e creatore di ciò che percepisce come realtà. Infatti com’è possibile lamentarsi di qualcosa che noi stessi abbiamo voluto? La lamentela è segno che ancora ci sentiamo vittime di un mondo esterno che produce eventi indesiderati e a cui non possiamo opporci. Liberarcene costituisce un grande passo in avanti verso la conquista di una più ampia consapevolezza.
Ma torniamo alla sfida. Si tratta di osservarsi durante la giornata (è richiesta quindi già una discreta capacità di presenza) e di fare un certo gesto ogni volta che ci si sorprende a lamentarsi. Quello che Bowen propone è di cambiare polso ad un braccialetto (di plastica viola, che è possibile acquistare insieme al libro o ordinare sul sito), ma ognuno può inventarsi un suo gesto personale da ripetere (per esempio tenere un sasso in tasca e spostarlo da una tasca all’altra). Qualunque sia il gesto, esso rende consapevoli di quante volte, e per quali motivi, ci si lamenta. Il traguardo dei 21 giorni è fissato facendo riferimento alla capacità della mente di “sostituire” una vecchia abitudine con una nuova, cosa che avverrebbe, appunto, dopo aver applicato per 21 giorni consecutivi una nuova modalità di comportamento. Attenzione: il pensiero non conta! L’importante è non esternare, non esprimere, la lamentela. Ciò che la bocca si abitua a dire la mente si abitua a pensare. Riuscendo nell’impresa di non lamentarsi per tre settimane la nostra mente dovrebbe a quel punto avere interiorizzato il cambiamento e quindi non produrre più lamentele.
A questo punto (beato chi ci arriva) non siamo più esseri che si lamentano, non ci attiriamo più cose che non vogliamo, non contribuiamo a diffondere pensieri e parole negative, ma anzi interrompiamo il circolo vizioso…perché il fatto stesso di non dare corda a qualcuno che si sta lamentando scoraggia il “lamentante” ed impedisce quindi l’emissione di altra energia negativa. Riuscite a “vedere” l’effetto domino che questa pratica può innescare su larga scala? E’ soprattutto questo enorme potenziale intrinseco che mi ha affascinato di questa idea che è stata “lanciata” nel mondo. Sei milioni di persone attualmente hanno al polso il braccialetto. L’1% dell’umanità che non si lamenta (o che ci prova) è una potenza d’amore dagli effetti incalcolabili.

2 commenti:

  1. hei, ma tu sei avanti !!! Io non ho nemmeno iniziato la conta dei giorni, sono ancora nella fase rodaggio del ricordo.. e come dici tu, è una sfida, una bella sfida e per di più, è un'idea geniale... però da quando ho inizato, mi sono trovata in un sacco di congiunzioni positive, e la cosa bella è che mentre parlo, "mi ascolto" !!! :-))

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  2. Querida Elena, me gusto este comentario. Creo que es posible una mirada positiva. El lamento no sirve de mucho. Un abrazo. Jorge

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