"…propositi per l’anno nuovo? Io uno ce l’ho. Quest’anno con voi voglio essere …fastidiosa, come una zanzara, come un dito nell’orecchio, come l’inquilina del piano di sopra che cammina coi tacchi e non vi lascia dormire. Voglio rompervi le scatole e lasciarvi perplessi. Soffiarvi polvere negli occhi, crearvi confusione. Mettere sotto il sopra e sopra il sotto. Darvi pizzicotti e spintarelle. Insinuarvi il dubbio su ciò che credete ovvio. Suonarvi il campanello nel mezzo della notte. Amarvi più che mai."

sabato 13 marzo 2010

La legge dello specchio


"Specchio, specchio delle mie brame...chi è la più bella del reame?"-chiedeva la strega malvagia al suo magico amico, che sempre le rimandava la risposta da lei desiderata "la più bella sei tu, o mia regina...". Ma alla corte della regina cresceva giorno dopo giorno una giovinetta, che si faceva sempre più bella...Pensate che la regina, che tanto teneva alla propria bellezza da chiederne ogni giorno conferma, non se ne fosse accorta?...eccome! e quando il terrore di essere stata ormai superata in bellezza dalla ragazza diventa certezza, ecco che lo specchio cambia la sua risposta: "la più bella è Biancaneve!". Lo specchio cambia la risposta quando è cambiato ciò che la regina stessa pensa. Una legge universale celata in una favola, come spesso accade. Le più grandi verità messe sotto gli occhi di tutti e noi troppo assonnati per vederle. Tutto ciò che vediamo allo specchio (cioè di fronte a noi, negli altri, nelle situazioni della vita) e che ci dà fastidio, che ci irrita, che ci scandalizza, è semplicemente quello che già esiste dentro di noi e che abbiamo bisogno di guardare in faccia. Quello che non ci infastidisce, che ci lascia sereni, è ciò che abbiamo già visto e superato, che non ci crea conflitti interni, mentre tutto quello che al contrario ci provoca una reazione deve farci riflettere, tanto di più quanto più acceso è il moto di “ribellione” che ci scatena. Sappiamo che, in quanto anime, tendiamo ad un continuo perfezionamento (evoluzione) che ci porterà a fonderci nuovamente con l'Uno da cui proveniamo, dunque è normale che ci attiriamo ostacoli da dover valicare, persone e situazioni che ci aiutino, creando attrito, a "vedere" certi aspetti di noi. Attenzione: non è una favoletta, non è pura teoria...Chi accetta di mettersi in questa ottica cambia radicalmente il suo modo di vivere: intanto ammette che non c'è nessuna realtà oggettiva esterna a sé, poiché tutto è proiezione del soggetto; e poi che "nessuno gli sta facendo nulla", che quel collega, che quel parente, NON è antipatico o ostile, ma che semplicemente con un suo atteggiamento o modo di relazionarsi gli sta facendo un servizio prezioso (ovviamente senza saperlo): gli sta consentendo di lavorare su di sé, ossia di ricercare quale parte di sé viene rispecchiata in quel fastidio, e una volta riconosciutala, di accettarla, integrarla, amarla (a quel punto il fastidio che si provava dinanzi a una persona o situazione scompare come neve al sole). Più chiaramente: ci irritano i prepotenti? è perché anche noi, in qualche aspetto, lo siamo. Non sopportiamo chi si dà tante arie? evidentemente siamo vanitosi, anche se forse non nello stesso ambito di colui che stiamo criticando. Qualcuno ci fa un commento sgradevole? Sicuramente in un angolo nemmeno troppo remoto di noi il nostro inconscio custodisce quella credenza o quel dubbio e dunque siamo noi stessi ad auto-rivolgerci quella critica. Diversamente dalla legge di attrazione, che conquista facilmente seguaci entusiasti – come testimonia il successo planetario di “The Secret” – questa è una legge che di solito non sta al top dei gradimenti delle persone, perché accettarla e soprattutto applicarla nel concreto procura un certo dolore. Il dolore di prendere su di sé la piena responsabilità (che non significa “colpa”, si badi bene) di tutto ciò che ci accade e di non poterla più addossare agli altri. Altrimenti detto, di uscire dal comodo ruolo di vittima per diventare, come l’Invictus di W.E. Henley, “capitani della propria anima” . Le persone tendono a rifuggire la sofferenza, non sapendo che la nostra macchina biologica (il corpo) è una grandiosa fucina in cui avvengono costantemente processi di trasmutazione alchemica, anche a nostra insaputa e che sovente il dolore è il carburante che le consente di funzionare. Continuamente, infatti, le esperienze della vita, che entrano in noi sotto forma di emozioni, “bruciano”, modificando la struttura dell’anima e facendoci progredire. In qualche modo tutti siamo consapevoli di questo. Ma se di tale meccanismo diventiamo veri conoscitori, allora possiamo velocizzare il processo e dirigere le attività nella direzione voluta, facendo sì che il piombo dell’emozione negativa in ingresso non ristagni o non vada ad alimentare altre negatività quali rabbia o depressione, ma bensì che attraverso il fuoco che scaturisce dal rimanere volontariamente presenti sul nostro dolore, gradualmente si sciolga e diventi l’oro dell’emozione superiore che ci immerge nell’amore universale. Riesce difficile portare esempi concreti di questa meraviglia a chi vorrebbe tutto in soldoni, ma certamente sa bene di cosa sto parlando chi, per esempio, è riuscito nell’impresa del perdono. Un'opportunità grandiosa di crescita, per chi è davvero coraggioso e intenzionato. E una materia che manca clamorosamente a scuola...L’insegnamento di queste conoscenze, di cui le masse vengono volutamente tenute all’oscuro, cambierebbe il mondo nel giro di poche generazioni.

Nessun commento:

Posta un commento